giovedì 20 ottobre 2011

OMICIDIO BASILE


Omicidio Basile: medico legale, non c'è prova su numero autori
Martedì 18 Ottobre 2011 18:35                Antonio Romano   


LECCE – Non c'è prova che ad uccidere Peppino Basile, l'ex consigliere provinciale di Idv di Lecce assassinato a Ugento (Le) tra il 14 e 15 giugno 2008, sia stato un'unica persona ma neppure che gli aggressori fossero due.

La deposizione del medico legale Alberto Tortorella, effettuata questa mattina davanti alla Corte d'assise di Lecce, al cui cospetto si svolge il processo all'agricoltore 67enne Vittorio Colitti Senior, non ha introdotto elementi di sostanziale novita' nella ricostruzione dell'omicidio. Il perito, che il 16 giugno 2008 effettuò l'autopsia sulla salma, ha ripercorso a grandi linee i punti salienti della relazione consegnata al pm Giovanni De Palma e ha poi risposto ad alcuni quesiti posti dall'avvocato dell'imputato, Francesca Conte. Tortorella ha chiarito come sul corpo di Basile siano stati riscontrati tre gruppi di ferite: il primo sulla spalla sinistra con tagli superficiali, il secondo nella zona medio-toracica, il terzo sotto l'ascella. Le ferite inferte al torace con un coltello, che hanno raggiunto il cuore, sono state quelle che hanno causato la morte, sopraggiunta nel giro di pochi minuti.
Le altre, invece, sono state meno profonde e, probabilmente, inferte mentre il politico cercava di difendersi. L'esame del cadavere, ha chiarito ancora il medico, ha appurato che Basile è stato afferrato e strattonato durante l'aggressione, ma non è stato possibile stabilire in che momento ciò sia avvenuto. Nè è stato possibile verificare se le ferite siano state inferte da una sola mano o da più persone. Secondo la Procura di Lecce, responsabili del delitto sarebbero Vittorio Colitti e il nipote omonimo (minorenne all'epoca dei fatti), che a dicembre è stato assolto dal Tribunale dei minori e per il quale, in primavera, si aprirà il processo d'appello. La difesa di Colitti senior, dal canto suo, ha puntato sulle precarie condizioni di salute dell'uomo (al quale, il 13 ottobre, sono stati revocati i domiciliari su richiesta della stessa Procura), per dimostrare - nel prosieguo del processo - che era anche fisicamente incapace di commettere il delitto. Nell'udienza di oggi sono stati ascoltati anche il carabiniere della Centrale operativa che rispose alla telefonata di richiesta di aiuto, Silvio Fersini, amico di Basile con il quale il consigliere si era intrattenuto prima di essere ucciso, e una vicina di casa dei Basile.
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