venerdì 18 settembre 2009

Per i nostri ragazzi morti in Afghanistan.

Niente, non c’è niente da dire in questi casi, ogni parola suona di circostanza, tanto più se arriva da persone non conosciute.
Nondimeno possiamo esimerci dal dirle: Roberto, Matteo, Andrea, Davide, Gian Domenico, Massimiliano siete nei nostri cuori.
È poca cosa di fronte a questa tragedia, ne siamo consapevoli, noi siamo, voi, maledizione, non più.
Perdonateci, perdonate tutti noi.
Perdonateci perché a morire mandiamo sempre chi è nel fiore della vita. In guerra, perché di questo stiamo parlando, dovrebbero andarci i vecchi che qualcosa dalla vita lo hanno ricavato e, sovente sono quelli che le guerre le determinano.
Le vostre foto sui giornali sono pugni nello stomaco, avremmo preferito settimane di pettegolezzi e scandali di tutti i tipi. Non vedervi su carta, non conoscervi e nello stesso tempo, è un non senso lo sappiamo, sapervi vivi con i vostri cari.
Vi abbracciamo.… Roberto, Matteo, Andrea, Davide, Gian Domenico, Massimiliano.



Quel che segue è un post, che riportiamo integralmente, apparso sul Blog di Vittorio Zucconi, “Tempo Reale” sul  sito www.repubblica.it.

utu01 scrive:
17 settembre 2009 alle 18:27

Cara mamma, non piangere ora sto meglio, non soffro più. C’è stato un gran botto e tutto è saltato in aria, le macchine, la terra, lamiere, gambe, teste, brandelli di carne bruciata. Tutto come un gran frullatore impazzito.
Ma ora non soffro più davvero, puoi stare tranquilla, volevo solo dirti che speravo di vivere un pochino più a lungo, volevo sposarmi e darti magari un nipotino. Non ho mai avuto lo spirito dell’eroe. Avevo paura di morire e anche il pensiero di invecchiare mi dava fastidio, ho giocato una scommessa e ho perduto. Mi dispiace tantissimo, mamma, darvi questo immenso dolore, ma ti prego di credermi perché ora sto benissimo, anche se ho lo morte nel cuore. Anche se il mio cuore lo hanno fatto saltare insieme a tutto il resto e non so più dov’è il mio cuore. Così come ora tu non sai più dov’è il tuo.
Mamma, mi dispiace essere morto come un co.glio.ne, spero solo che questa mia morte serva da monito ai giovani a cui rimane ancora il tempo per avere paura di invecchiare e di morire.
Tuo figlio.

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