domenica 26 giugno 2011

Piccolo manuale di compostaggio domestico

Torniamo ad occuparci delle compostiere domestiche. Quel che segue, non ha pretese scientifiche o didattiche di alcun tipo, se non quella di illustrare sommariamente il procedimento, indicare le tipologie di rifiuti più adatti, etc., etc..                                                                                              Però, però… visto che chi dovrebbe occuparsene non lo fa, ci industriamo noi nel nostro piccolo, sperando di fare cosa gradita ai cittadini.
IL COMPOSTATORE (o composter) 
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Nel nostro caso il compostatore (composter) è un recipiente in plastica, forato alla base per consentire un adeguato ricircolo di aria e dotato di due portelli: uno superiore di carico, uno laterale per consentire il controllo del processo di decomposizione e permettere lo scarico del compost.

IL COMPOSTAGGIO E’ UN PROCESSO NATURALE
clip_image007In natura la sostanza organica prodotta in più (foglie secche, feci, spoglie di animali, ecc…) viene decomposta dai microrganismi presenti nel terreno che la restituiscono al ciclo naturale. Il ciclo naturale della sostanza organica, inizia dai vegetali, unici tra i viventi in grado, grazie alla clorofilla, di catturare l’energia luminosa del sole e di immagazzinarla nelle molecole organiche (zuccheri, grassi, proteine) sintetizzate esclusivamente a partire da acqua, anidride carbonica e sali minerali. Da questi cosiddetti produttori, le sostanze organiche passano al secondo anello, i consumatori di primo grado (gli erbivori) che si nutrono di vegetali; da questi, grazie alla predazione, ai consumatori di secondo grado (i carnivori) e così via.
Gli escrementi, le secrezioni, le parti morte di tutti questi organismi vengono poi aggredite da una miriade di piccoli organismi decompositori che in parte mineralizzano la sostanza organica, ritrasformandola in acqua, anidride carbonica e sali minerali ed in parte la convertono in humus.
Questo ciclo è ben svolto nell’ecosistema naturale, per esempio nel bosco dove la lettiera prodotta dai materiali naturali caduti a terra va incontro ad una lenta decomposizione grazie all’intervento di diversi organismi che agiscono in sequenza:
clip_image001 i piccoli artropodi del terreno(acari e insetti detritivori) sminuzzano i resti vegetali o si nutrono delle carogne(necrofagi);
clip_image001[1] diverse specie di batteri iniziano il processo di decomposizione scindendo e trasformando le molecole organiche in molecole organiche od inorganiche più semplici;
clip_image001[2] i funghi, grazie alla fitta trama di ife che si insinuano tra le foglie morte, sono in grado di decomporre le molecole più resistenti: la cellulosa e la lignina.
Il lavorio di questi organismi non conduce soltanto alla mineralizzazione della sostanza organica, ma anche alla sintesi di nuovi composti componenti dell’humus che formano quel terriccio scuro e profumato tipico del sottobosco.
Con il compostaggio ci limitiamo a imitare i processi che in natura riconsegnano la sostanza organica al ciclo della vita. Preparando i nostri rifiuti organici al compostaggio lasciamo fare alla “natura”, preoccupandoci solo di predisporre le migliori condizioni perché il processo di decomposizione avvenga il più veloce possibile e con i migliori risultati.
Quali sono i rifiuti da compostare
clip_image009 Ottimi              clip_image011 Vanno bene con cautela

Quali sono i rifiuti da non compostare

Scelta del luogo dove localizzare la compostiera
Il luogo adatto ove posizionare la compostiera dovrebbe avere i seguenti requisiti:
· non troppo vicino al confine della casa, per non creare disturbo ai vicini;
· accessibile in ogni momento o periodo dell’anno (non è quindi da sistemare in luoghi in cui, ad esempio, la vegetazione è fitta e diventa difficile raggiungere il composter stesso);
· possibilmente nei pressi di una pianta a foglie caduche che consenta di avere ombra d’estate e sole in inverno (in estate, infatti, l’insolazione diretta potrebbe asciugare troppo la miscela, mentre il sole in inverno aiuterebbe lo sviluppo dei microrganismi).
Utilizzo della compostiera in plastica
I rifiuti organici da utilizzare nella compostiera dovranno essere separatamente anticipati dagli altri raccogliendoli in un apposito bidoncino. Gli scarti organici di grandi dimensioni (es. bucce d’anguria, melone, frutta o verdura avariata) dovrebbero essere tagliati riducendone, in questo modo, la grandezza per agevolare il compostaggio. È consigliabile svuotare il bidoncino almeno un paio di volte alla settimana nel periodo estivo e una volta alla settimana in quello invernale. All’interno della compostiera è importante inserire i rifiuti umidi miscelati con un volume uguale o leggermente inferiore di materiale secco. La regola fondamentale per avere un buon compost consiste nel preparare un’ottima miscela di materiale umido e secco. Gli elementi umidi e secchi devono essere nelle giuste proporzioni, perché i primi apportano azoto e i secondi carbonio. Il rapporto fra azoto e carbonio è molto importante per il processo di biodegradazione ad opera dei batteri.
Il BRAVO COMPOSTATORE DEVE
 
IL PROCESSO DI TRASFORMAZIONE
Il composter va riempito giorno per giorno con quantità anche modeste di rifiuti, poiché il materiale è abbastanza protetto da pioggia, freddo ed eccessiva insolazione.
All’interno della compostiera i rifiuti vengono progressivamente decomposti dai microrganismi presenti. I primi ad entrare in azione sono i batteri che attaccano le sostanze più facilmente degradabili, come gli zuccheri, gli aminoacidi e le proteine, i grassi, presenti nella linfa e nei succhi cellulari dei vegetali.
La decomposizione fondamentale del compostaggio è quella aerobica, che necessita cioè dell’ossigeno presente nell’aria. Il processo, detto appunto di bio-ossidazione, procede in modo molto rapido ed intenso, così che nell’arco di 2-3 giorni l’interno della massa di rifiuti comincia a riscaldarsi e le temperature si innalzano di pari passo con il procedere delle reazioni, fino a raggiungere valori anche superiori ai 60°C (le temperature troppo elevate, attorno ai 70°C, sono sconsigliate in quanto selezionano in modo negativo i microrganismi).
La temperatura è verificabile direttamente con l’utilizzo di un termometro .
Le temperature superiori ai 50°C favoriscono l’igienizzazione del compost, uccidendo i germi patogeni, le larve e le uova di parassiti eventualmente presenti, i semi di molte piante infestanti (la legge prevede che il compost debba permanere almeno 3 giorni consecutivi alla temperatura di 55°C per potersi considerare igienizzato).
Dopo 15-20 giorni, le temperature scendono sotto i 50°C per stabilizzarsi su valori inferiori in base alla stagione. Ciò è dovuto all’esaurimento delle sostanze più prontamente utilizzabili dagli organismi decompositori. Si rende quindi necessario procedere a rimesclolamenti della massa per riattivare i processi di decomposizione che produrranno lievi rialzi della temperatura. Si possono effettuare fino a 3 rivoltamenti, a distanza di 15 giorni l’uno dall’altro per favorire un compostaggio uniforme di rifiuti. Si distinguono così due fasi principali nel compostaggio:
la prima detta di “fermentazione” o “bio-ossidazione” o fase termofila, durante la quale la degradazione dei materiali organici procede rapidamente come già descritto;
la seconda, detta di “maturazione” , durante la quale le temperature si stabilizzano a valori inferiori ed entrano in azione microrganismi diversi, in grado di decomporre le componenti più resistenti quali la cellulosa e la lignina, utilizzando le molecole risultanti per la sintesi dell’humus.
I protagonisti di questa trasformazione sono i funghi e gli attinomiceti, un tipo particolare di batteri che, per l’aspetto filamento delle loro cellule, ricordano la ife fungive. La maturazione necessita di tempi lunghi, dai sei ai dodici mesi. Durante questa fase è preferibile non rivoltare più il compost per non rompere l’intreccio del micelio fungino visto che le trasformazioni biochimiche specifiche richiedono poco ossigeno.
IL BUON ESITO DEL PROCESSO DIPENDE DA TRE VARIABILI
UMIDITA’
Poiché l’acqua è fonte di vita per tutti gli organismi, la sua assenza non permetterebbe le reazioni di bio-ossidazione per cui è necessario che un leggero velo d’acqua ricopra i rifiuti da compostare; ciò si ottiene innaffiando il materiale durante il riempimento della compostiera, operazione non necessaria quando i materiali sono particolarmente ricchi di acqua come l’erba appena tagliata, fiori, residui alimentari. E’ comunque importante evitare che il materiale diventi fradicio per eccessiva presenza di acqua che farebbe compattare i rifiuti impedendo l’ingresso dell’aria che rappresenta un altro elemento di fondamentale importanza. Il contenuto ottimale d’acqua è compreso tra il 50 e il 70%. In maniera più pratica e intuitiva si prende una manciata di materiale e la si stringe nel pugno: non deve gocciolare ma solo lasciare inumidito il palmo della mano.
AERAZIONE
Il processo di compostaggio avviene tramite reazioni di bio-ossidazione, di tipo aerobico, che richiedono cioè ossigeno. Tali reazioni consentono di evitare la formazione di cattivi odori, di ottenere una rapida mineralizzazione e una efficiente igienizzazione per il conseguimento delle più idonee condizioni per la formazione di humus. Il modo più sicuro per aerare la massa in compostaggio consiste nella miscelazione degli scarti con elevata quantità d’acqua, che tendono facilmente a compattarsi e a marcire, con altri asciutti e legnosi che conferiscono alla massa una struttura ottimale, impenendone il compattamento e creando una rete di interstizi in cui può circolare l’aria. Un momento importante per l’ossigenazione del compost è rappresentato dai rivoltamenti.
RAPPORTO CARBONIO /AZOTO
Nella sostanza organica, composta da materiali di origine animale e vegetale, il rapporto tra carbonio e azoto può variare considerevolmente. I micro organismi che si nutrono dei nostri rifiuti necessitano per il loro metabolismo di entrambi questi elementi. Il valore ottimale per la decomposizione nel compost del rapporto C/N è di 15:1. Negli scarti vegetali però, il rapporto è quasi sempre superiore. Se c’è carenza di azoto, la decomposizione procederà più lentamente, pochè è rallentata l’azione dei micro organismi. E’ importante pertanto, miscelare residui prevalentemente carboniosi con altri più ricchi di azoto. Gli scarti vegetali con più elevato tenore di azoto sono gli sfalci d’erba, molti degli avanzi di cucina, le parti verdi in genere che è bene mescolare con materiali secchi e legnosi per ottenere un miglioramento del rapporto C/N. Il compostaggio sarà condotto verso esiti migliori se ai rifiuti vegetali saranno addizionati scarti di origine animale, più ricchi di azoto, come letame, concimi organici, che accelerano il processo di decomposizione. Un eccesso di sostanze azotate (C/N inferiore a 8-10) , evenienza in pratica molto rara, si verifica un rilascio di azoto sotto forma di ammoniaca volatile, causa di cattivo odore.
CONOSCERE BENE IL COMPOST
In dipendenza dai tempi di compostaggio si distinguono essenzialmente tre tipi di compost:
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Compost Fresco
2/4 mesi nel caso di compostaggio in cumulo
È compost ancora in corso di trasformazione biologica. È un prodotto ancora ricco in elementi nutritivi fondamentali per la fertilità del suolo e la nutrizione delle piante, grazie alla facilità con cui può rilasciare tali elementi nel corso delle ulteriori trasformazioni cui deve sottostare; evitate l’applicazione a diretto contatto con le radici perchè non è sufficientemente “stabile”; da impiegare nell’orto ad una certa distanza di tempo dalla semina o dal trapianto della coltivazione.
Compost Pronto
5/7 mesi
È compost già stabile in cui l’attività biologica non produce più calore; a causa delle trasformazioni più lente ha un effetto concimante meno marcato; possibile l’impiego per la fertilizzazione dell’orto e del giardino subito prima della semina o del trapianto.
Compost Maturo
8/12 mesi
È compost che ha subito una fase di maturazione prolungata; è il compost che possiede il minor effetto concimante, ma che presenta caratteristiche fisiche (grado di affinamento) e di perfetta stabilità, idonee al contatto diretto con le radici e i semi anche in periodi vegetativi delicati (germinazione, radicazione, ecc.); indicato soprattutto come terriccio per le piante in vaso e per le risemine e rinfittimenti dei prati.

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