venerdì 14 giugno 2013

sabato 4 maggio 2013

BENTORNATO MARX: 18 maggio - Presentazione del libro di Diego Fusaro (ore 18.30 - presso Palazzo Rovito).


In concomitanza con l'incontro organizzato da Spartaco Salento Popolare con il filosofo Diego Fusaro, sabato 18 maggio, alle ore 18.30, presso Palazzo Rovito (vedere locandina allegata) proponiamo un articolo dello stesso Fusaro uscito per il tipi de Lo Spiffero (quello che gli altri non dicono)



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Se il capitalismo diventa di sinistra


Scritto da Diego Fusaro

Sul fatto che alle elezioni la sinistra, a ogni latitudine e a ogni gradazione, sia andata incontro all’ennesima sonante sconfitta, non v’è dubbio e, di più, sarebbe una perdita di tempo ricordarlo, magari con documentatissimi grafici di riferimento. Più interessante, per uno sguardo filosoficamente educato, è invece ragionare sui motivi di questa catastrofe annunciata. E i motivi non sono congiunturali né occasionali, ma rispondono a una precisa e profonda logica di sviluppo del capitalismo quale si è venuto strutturalmente ridefinendo negli ultimi quarant’anni. Ne individuerei la scena originaria nel Sessantotto e nell’arcipelago di eventi ad esso legati. In sintesi, il Sessantotto è stato un grandioso evento di contestazione rivolto contro la borghesia e non contro il capitalismo e, per ciò stesso, ha spianato la strada all’odierno capitalismo, che di borghese non ha più nulla: non ha più la grande cultura borghese, né quella sfera valoriale che in forza di tale cultura non era completamente mercificabile.

Non vi è qui lo spazio per approfondire, come sarebbe necessario, questo tema, per il quale mi permetto, tuttavia, di rimandare al mio Minima mercatalia. Filosofia e capitalismo (Bompiani, 2012). Comunque, per capire a fondo questa dinamica di imposizione antiborghese del capitalismo, e dunque per risolvere l’enigma dell’odierna sinistra, basta prestare attenzione alla sostituzione, avviatasi con il Sessantotto, del rivoluzionario con il dissidente: il primo lotta per superare il capitalismo, il secondo per essere più libero individualmente all’interno del capitalismo. Tale sostituzione dà luogo al piano inclinato che porta all’odierna condizione paradossale in cui il diritto allo spinello, al sesso libero e al matrimonio omosessuale viene concepito come maggiormente emancipativo rispetto a ogni presa di posizione contro i crimini che il mercato non smette di perpetrare impunemente, contro gli stermini coloniali e contro le guerre che continuano a essere presentate ipocritamente come missioni di pace (Kosovo 1999, Iraq 2003 e Libia 2011, giusto per ricordare quelle più vicine a noi, avvenute sempre con il pieno sostegno della sinistra).


Dal Sessantotto, la sinistra promuove la stessa logica culturale antiborghese del capitalismo, tramite sempre nuove crociate contro la famiglia, lo Stato, la religione e l’eticità borghese. Ad esempio, la difesa delle coppie omosessuali da parte della sinistra non ha il proprio baricentro nel giusto e legittimo riconoscimento dei diritti civili degli individui, bensì nella palese avversione nei confronti della famiglia tradizionale e, più in generale, della normalità borghese. Si pensi, ancora, alla distruzione pianificata del liceo e dell’università, tramite quelle riforme interscambiabili di governi di destra e di sinistra che, distruggendo le acquisizioni della benemerita riforma della scuola di Giovanni Gentile del 1923, hanno conformato – sempre in nome del progresso e del superamento delle antiquate forme borghesi – l’istruzione al paradigma dell’azienda e dell’impresa (debiti e crediti, presidi managers, ecc.).

Il principio dell’odierno capitalismo postborghese è pienamente sessantottesco e, dunque, di sinistra: vietato vietare, godimento illimitato, non esiste l’autorità, ecc. Il capitalismo, infatti, si regge oggi sulla nuda estensione illimitata della merce a ogni sfera simbolica e reale (è questo ciò che pudicamente chiamiamo “globalizzazione”!). “Capitale umano”, debiti e crediti nelle scuole, “azienda Italia”, “investimenti affettivi”, e mille altre espressioni simili rivelano la colonizzazione totale dell’immaginario da parte delle logiche del capitalismo odierno. Lo definirei capitalismo edipico: ucciso nel Sessantotto il padre (l’autorità, la legge, la misura, ossia la cultura borghese), domina su tutto il giro d’orizzonte il godimento illimitato. Se Mozart e Goethe erano soggetti borghesi, e Fichte, Hegel e Marx erano addirittura borghesi anticapitalisti, oggi abbiamo personaggi capitalisti e non borghesi (Berlusconi) o antiborghesi ultracapitalisti (Vendola, Luxuria, Bersani, ecc.): questi ultimi sono i vettori principali della dinamica di espansione capitalistica. La loro lotta contro la cultura borghese è la lotta stessa del capitalismo che deve liberarsi dagli ultimi retaggi etici, religiosi e culturali in grado di frenarlo.

Dalla sinistra che lotta contro il capitalismo per
l’emancipazione di tutti si passa così, fin troppo disinvoltamente, alla sinistra che lotta per la legalità, per la questione morale, per il rispetto delle regole (capitalistiche!), per il diritto di ciascuno di scolpire un sé unico e inimitabile: da Carlo Marx a Roberto Saviano. È certo vero che Berlusconi è il Sessantotto realizzato, come ha ben mostrato Mario Perniola in un suo aureo libretto: la legge non esiste, vi è solo il godimento illimitato che si erge a unica legge possibile. Ma sarebbe un errore imperdonabile credere che il capitalismo sia di destra. Lo era al tempo dell’imperialismo e del colonialismo. Oggi il capitalismo è il totalitarismo realizzato (a tal punto che quasi non ci accorgiamo nemmeno più della sua esistenza) e, in quanto fenomeno “totalizzante”, occupa l’intero scacchiere politico. Più precisamente, si riproduce a destra in economia (liberalizzazione selvaggia, privatizzazione oscena, sempre in nome del teologumeno “ce lo chiede l’Europa”), al centro in politica (sparendo le ali estreme, restano solo interscambiabili partiti di centro-destra e di centro-sinistra), a sinistra nella cultura. Sì, avete capito bene: a sinistra nella cultura. Dal Sessantotto in poi, la cultura antiborghese in cui la sinistra si identifica è la sovrastruttura stessa del capitalismo postborghese: il quale deve rimuovere la borghesia e lasciare che a sopravvivere sia solo la già ricordata dinamica di estensione illimitata della forma merce (essa stessa incompatibile con la grande cultura borghese). Di qui le forme culturali più tipiche della sinistra: relativismo, nichilismo, scetticismo, proceduralismo, pensiero debole, odio conclamato per Marx e Hegel, elogio incondizionato del pensiero della differenza di Deleuze, ecc.


In questo timbro “totalizzante” risiede il tratto principale dell’ormai avvenuta estinzione dell’antitesi tra destra e sinistra, due opposti che oggi esprimono in forme diverse la stessa visione del mondo, duplicando tautologicamente l’esistente. Negli ultimi “trent’anni ingloriosi”, il capitale e le sue selvagge politiche neoliberali, all’insegna della perdita dei diritti del lavoro e della privatizzazione sfrenata, si sono imposti con uguale forza in presenza di governi ora di centro-destra, ora di centro-sinistra (Mitterand in Francia, Blair in Inghilterra, D’Alema in Italia, ecc.). Di conseguenza, l’antitesi tra destra e sinistra esiste oggi solo virtualmente come protesi ideologica per manipolare il consenso e addomesticarlo in senso capitalistico.

Destra e sinistra esprimono in forme diverse lo stesso contenuto e, in questo modo, rendono possibile l’esercizio di una scelta manipolata, in cui le due parti in causa, perfettamente interscambiabili, alimentano l’idea della possibile alternativa, di fatto inesistente. Vi è, a questo proposito, un inquietante intreccio tra i due apoftegmi attualmente più in voga presso i politici – “non esistono alternative” e “lo chiede il mercato” –, intreccio che rivela, una volta di più, l’integrale rinuncia, da parte della politica, a operare concretamente in vista della trasformazione di un mondo aprioristicamente sancito immodificabile.

Il paradosso sta nel fatto che la sinistra oggi, per un verso, ha ereditato il giacimento di consensi inerziali di legittimazione proprio della valenza oppositiva dell’ormai defunto partito comunista e, per un altro verso, li impiega puntualmente in vista del traghettamento della generazione comunista degli anni Sessanta e Settanta verso una graduale “acculturazione” (laicista, relativista, individualista e sempre pronta a difendere la teologia interventistica dei diritti umani) funzionale al capitalismo globalizzato. Il quotidiano “La Repubblica” è la sede privilegiata di questo processo in cui si consuma questa oscena complicità di sinistra e capitalismo. I molteplici rinnegati, pentiti e ultimi uomini che popolano le fila della sinistra si trovano improvvisamente privi di ogni sorta di legittimazione storica e politica, ma ancora dotati di un seguito identitario inerziale da sfruttare come risorsa di mobilitazione. Per questo, la sinistra continua inflessibilmente a coltivare forme liturgiche ereditate dalla fede ideologica precedente nell’atto stesso con cui abdica completamente rispetto al proprio originario “spirito di scissione” (la formula è del grande Antonio Gramsci), aderendo alle logiche del capitale in forme sempre più grossolane. È di Bersani la frase, pronunciata in campagna elettorale, “i mercati non hanno nulla da temere dal PD”: frase pleonastica, perché esprime ciò che già tutti sapevamo, ma che è rilevante, perché ben adombra come la sinistra continui indefessamente a lavorare per il re di Prussia, il capitalismogauchiste.


Lungo il piano inclinato che porta dalla nobile figura di Antonio Gramsci a personaggi come Massimo D’Alema o Vladimir Luxuria si è venuto consumando il tragicomico transito dalla passione trasformatrice al disincanto cinico – tipico della generazione dei pentiti del Sessantotto, la più sciagurata dal tempo dei Sumeri ad oggi – fondato sulla consapevolezza della morte di Dio, con annessa riconciliazione con l’ordo capitalistico. Con i versi di Shakespeare: “orribile più di quello delle erbacce è l’odore dei gigli sfioriti” (lilies that fester smell far worse than weeds). E questi gigli sono effettivamente sfioriti: sono l’incarnazione di quello che Nietzsche chiamava l’“ultimo uomo”. L’ultimo uomo sa che Dio è morto e che per ciò stesso tutto è possibile: perfino aderire al capitalismo e bombardare il Kosovo o la Libia.

È, del resto, solo in questo scenario che si comprende il senso profondo della dinamica, oggi trionfante, della personalizzazione esasperata della polemica con l’avversario. L’antiberlusconismo, con cui la sinistra ha identificato il proprio pensiero e la propria azione negli ultimi vent’anni, ne rappresenta l’esempio insuperato. La personalizzazione dei problemi, infatti, si rivela sempre funzionale all’abbandono dell’analisi strutturale delle contraddizioni, ed è solo in questa prospettiva che si spiega in che senso l’antiberlusconismo sia stato, per sua essenza, un fenomeno di oscuramento integrale della comprensione dei rapporti sociali. L’antiberlusconismo ha permesso alla sinistra di riciclarsi, ossia di passare dall’opposizione operativa al capitalismo all’adesione alle logiche neoliberali, difendendo l’ordine, la legalità (capitalistica) e le regole (anch’essere capitalistiche). L’antiberlusconismo ha indotto l’opinione pubblica a pensare che il vero problema fossero sempre e solo il “conflitto di interessi” e le volgarità esistenziali di un singolo individuo e non l’inflessibile erosione dei diritti sociali (tramite anche le forme contrattuali più spregevoli, che rendono a tempo determinato la vita stessa) e la subordinazione geopolitica, militare e culturale dell’Italia agli Stati Uniti.

Ingiustizia, miseria e storture d’ogni sorta hanno così cessato di essere intese per quello che effettivamente sono, ossia per fisiologici prodotti del cosmo a morfologia capitalistica, e hanno preso a essere concepite come conseguenze dell’agire irresponsabile di un singolo individuo. Per questa via, la politica della sinistra – con Voltaire, “mi ripeterò finché non sarò capito” – non ha più avuto quale referente polemico il sistema della produzione e dello scambio – ritenuto anzi incondizionatamente buono o, comunque, intrascendibile –, bensì l’irresponsabilità di una persona che, senza morale e senza onestà, ha inficiato il funzionamento di una realtà sociale e politica di per sé non contraddittoria.

La politica ridotta al tragicomico teatro identitario dell’opposizione tra berlusconiani e antiberlusconiani ha permesso di far passare inosservato lo scolpirsi del nuovo profilo di una sinistra che – nel nome della questione morale e nell’oblio di quella sociale – ha abdicato rispetto alla propria opposizione agli orrori che il capitalismo non ha cessato di generare. È in questo senso che l’antiberlusconismo rivela la sua natura anche più indecente, se mai è possibile, dello stesso berlusconismo. In questo risiede la natura tragica, ma non seria dell’odierna sinistra, fronte avanzato della modernizzazione capitalistica che sta distruggendo la vita umana e il pianeta. La sinistra è il problema e, insieme, si pensa come la soluzione. Il primo passo da compiere per riprendere il perseguimento del programma marxiano dell’emancipazione di tutti dal capitalistico regno animale dello spirito consiste, pertanto, nell’abbandono incondizionato della sinistra e, anzi, della stessa dicotomia destra-sinistra. Tutto il resto è chiacchiera d’intrattenimento o, avrebbe detto Marx, “ideologia”.

martedì 26 marzo 2013

Ugento e la "munnizza": la storia infinita.

Riprendiamo e rilanciamo dal sito pianetalecce.it il seguente articolo: 

Creato Lunedì, 25 Marzo 2013 19:12
Scritto da La Redazione

Oggi, lunedì 25 marzo, il Presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone, ha inviato una lettera al Governatore Nichi Vendola in merito alla grave situazione di allarme ambientale venutasi a creare in tre comunità del Salento, Acquarica del Capo, Presicce e Ugento, a causa dell'eccessivo e sovraccarico utilizzo della discarica di servizio/soccorso di Ugento.


Di seguito la lettera inviata al Presidente della Regione:

"Gentile Presidente,
interpretando le aspettative di numerose Amministrazioni comunali e, in particolare, di quelle più direttamente interessate (Ugento, Acquarica del Capo, Presicce), mi rivolgo nuovamente a Lei, a distanza di pochi giorni, per chiederLe di adoperarsi affinché possa pervenirsi, senza ulteriori rinvii, alla soluzione del problema connesso all’abnorme utilizzo della discarica di servizio/soccorso di Ugento.
Come è certamente a Sua conoscenza e come mi premurai di comunicare a tempo debito all’Assessore Dott. L. Nicastro (mia raccomandata del 12 novembre 2012), in detto impianto non vengono smaltiti soltanto i rifiuti dei Comuni dell’ex A.T.O. LE/3 ma anche quelli di altri 46 Comuni facenti parte dell’ex A.T.O. LE/2. A tale decisione si era indotto il Suo Ufficio di Commissario Delegato (ordinanza n° 79/CD del 6 novembre 2009) per affrontare, in via transitoria, una situazione di vera e propria emergenza. 
È però accaduto, nel corso degli ultimi anni, che detta ordinanza sia stata più volte prorogata fino a giungere all’ultimo provvedimento tuttora vigente (ordinanza n° 7/CD del 19.11.2012), in forza del quale lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati dei 46 Comuni ex A.T.O. LE/2 continua ad essere effettuato nello stesso impianto di Ugento fino a tutto il prossimo 19 maggio 2013.
Ora, a poco meno di due mesi dalla scadenza, le Amministrazioni di Ugento, Acquarica del Capo e Presicce, facendo proprio il malcontento delle popolazioni rappresentate e delle associazioni attive sui rispettivi territori, hanno assunto un atteggiamento di ferma opposizione a qualsiasi eventuale proroga dell’ordinanza in scadenza ed hanno congiuntamente formulato diffida ad intraprendere “entro e non oltre il 19 maggio 2013, (…) tutte le azioni necessarie per conferire presso altre sedi i quantitativi di rifiuti provenienti dai 46 Comuni el Bacino di utenza Lecce due.”

Detto atto di diffida (n° 1927 di prot. del 12 marzo 2013) risulta notificato al Suo Ufficio di Presidenza e, per conoscenza, a questa Provincia, al Prefetto di Lecce e ad altri Enti.
Premesso quanto sopra, pur consapevole dei Suoi molteplici impegni di questo particolare periodo della vita politica nazionale, ritengo doveroso chiederLe di voler promuovere presso il Suo Ufficio, in tempi ragionevolmente brevi, un rassicurante incontro chiarificatore con i rappresentanti di tutte le istituzioni interessate dalla insostenibile situazione che ho succintamente descritto ma che è certamente a Sua conoscenza sin nei minimi dettagli.
Avendo poi avuto modo di verificare situazioni di diffusa ed incontenibile esasperazione per lo stato di cose venutosi a creare, Le chiedo di partecipare personalmente all’incontro, insieme con l’Assessore Regionale responsabile del settore, onde evitare che la riunione si concluda con decisioni interlocutorie o soggette a successive iniziative.
Resto in attesa di cortesi comunicazioni in merito e porgo distinti ossequi".
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Per quanto ci riguarda una sola domanda.
Ed a Ugento, tutto a posto?
Nessuno ha niente da dire? 
Consiglieri, partiti, movimenti, comitati, cittadini. Dove siete?

domenica 16 dicembre 2012

domenica 18 novembre 2012

Esposto del 6 settembre 2010: Servizio di Raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani

Qualche post addietro abbiamo pubblicato la richiesta d'archiviazione pervenutaci dalla Procura della Repubblica di Lecce. Per completezza d'informazione pubblichiamo ora l'esposto completo inoltrato il sette settembre 2010.  La Procura non ha ravvisato elementi per proseguire e ne rispettiamo la decisione.  Altrettanto sicuramente però i cittadini, leggendolo, potranno formarsi un idea compiuta dell'opacità con cui vengono trattati questi temi. E di come questa opacità abbia una ricaduta, negativissima, sulle loro tasche. Come le tariffe TARSU insegnano.



Esposto del 6 settembre 2010 - Servizio Raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani
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